OLTRE CINQUANT’ANNI DI STILE: BELLEZZA, FASCINO, MITO.

UN PICCOLO ANGOLO DI SARTORIALITÀ ITALIANA

Grazie a un inscindibile binomio di fervida passione e indiscussa capacità tecnica, si realizza un nuovo concetto di moto che stupisce il mondo intero.

Dettagli realizzati con estrema cura. Sculture d’arte dai contenuti di alta ingegneria.

Componentistica sognata dagli appassionati per rendere la moto più sofisticata e performante.

Un’opera personalizzata, fatta su misura e, quindi, unica, da ammirare e desiderare.

Siamo nell’autunno del 1973 quando le stradali giapponesi di Honda, e negli anni a venire di Kawasaki, Yamaha, oltre a Suzuki e Ducati , trovano il loro primo e indiscusso atelier.

La visione prese presto slancio

Valerio Bianchi, Giuseppe Morri e Massimo Tamburini, fondano nel 1966 la BI-MO-TA: azienda specializzata nell’installazione di impianti di condizionamento e riscaldamento.

Una realtà che vive dei loro cognomi, o meglio, nelle iniziali della loro riconoscibilità quali uomini visionari, creatori di pensiero, determinazione e lavoro.

Un’ingegnosa tecnicità e una sopraffina percezione grafica stravolgono la ciclistica della sua moto personale progettando un nuovo telaio e sostituendo la trasmissione a cardano con quella a catena, trasformando così una moto di serie in una supersportiva, dando vita a una “special”.

La visione prende il sopravvento, le elaborazioni crescono, e la passione dei motociclisti diventa irrefrenabile.

La piccola bottega diviene un grazioso “garage salotto” di élite, che propone autentici tesori di raffinatezza, gusto e ricercatezza.

La “Città del Sogno”, quella che Fellini trasformò attraverso i suoi film in una dimensione mitica, da vita, su uno dei lungomari più belli d’Italia, luogo di passeggio e incontro dell’alta società dei motociclisti, alla Bimota Meccanica.

La bellezza si vede, il fascino si sente

Andrea Acquaviva, il sarto del telaio in traliccio, e il designer Enrico Borghesan, danno vita nel 2007 alla DB7.

Un’espressione di innovazioni tecniche su due ruote.

Il telaio è una struttura mista traliccio in tubi a sezione ovale e piastre in alluminio ricavate dal pieno, con il forcellone infulcrato direttamente nel basamento del motore e l’attacco dell’articolazione della sospensione posteriore anch’esso collegato al basamento.

Queste non sono unicamente voci.

Sono una tradizione in continua evoluzione, un progetto dai tratti ben definiti che ha fatto delle proprie origini un simbolo di orgoglio in tutto il mondo.

AMBASCIATORI NEL MONDO

Dalla geniale matita di Tamburini prende vita la prima creazione sartoriale: la HB1; dieci esemplari dell’unicità italiana.

Attorno al cuore di una Honda CB 750 si materializza un telaio rivoluzionario che abbassa il baricentro e diminuisce il peso della creatura giapponese.

E’ il 1977 e le stradali e innovative SB2, caratterizzata dal telaio scomponibile, e nel 1978 KB1 accendono i loro fari al mondo.

Sono gli anni ’80 e anche le competizioni strizzano l’occhio all’elitario garage riminese.

Il Campionato del Mondo 350 con Jon Ekerold e la YB3 del 1980 e il Campionato del Mondo TT F1 con Virginio Ferrari e la YB4 nel 1987, sono riconoscimenti allo stile e al valore del Made in Italy.

Nello stesso periodo prendono vita alcune stradali che entreranno di diritto nella storia come le DB1, YB4 EI ed i primi prototipi Tesi.

Fine anni ottanta, Pierluigi Marconi eredita le chiavi della visione tecnica di chi lo ha preceduto.

Dall’ingegno della sua mente e delle sue mani, hanno origine modelli con telaio scatolato in alluminio -YB8, YB8 E, Furano, Bellaria, YB9 sr, YB9 sri, YB10, YB10 biposto, YB11, SB6, SB6 R, SB7, SB8 R- e modelli con telaio in traliccio quali DB2, DB2 sr, DB2 EF.

Tra tutte le creazioni, ancor oggi icona indiscussa, è senza alcun dubbio l’innovativa TESI 1D del 1990, la prima ad entrare in produzione.

Con l’inizio del nuovo millennio l’asfalto delle ultime curve degli anni 90 si trasforma improvvisamente in una pista.

BIMOTA con la SB8 R si schiera nuovamente sulla griglia di partenza del campionato mondiale SuperBike.

Ma è il modello stradale, la SB8 K nella versione in carbonio, ad aprire le porte dell’atelier de “il pezzo di ferro” agli appassionati.